6 luglio: Monte Zerna m 2572
Sono più di due mesi ormai che il meteo fa le bizze
e pochi sono stati i giorni buoni che ci hanno permesso di fare
delle uscite; infatti anche la precedente escursione è
stata annullata per brutto tempo e purtroppo, anche per oggi le
previsioni non sono delle più rosee, ma forse riusciremo
ad evitare la pioggia.
Partiamo alle 6,30 da Mozzo per Carona
e già al bar c'è un certo fermento per prendere
il "grattino" del parcheggio, hanno tutti una gran fretta!
Ci avviamo sulla carrareccia principale "Calvi-Longo"
e quasi subito prendiamo a sinistra la deviazione alternativa
al Longo che sale, sale parecchio in mezzo all'erba alta e a tratti
ancora bagnata.
Guadagniamo presto quota e dopo aver superato un paio di casette
e il ponticello della bella cascata della Val Sambuzza ci immettiamo
sul sentiero ufficiale n. 209 e quindi di nuovo nel bosco ricco
di tantissimi maggiociondoli in fiore per continuare a zig-zag
per un'oretta fino a sbucare all'aperto vicino al Baitone di Sforzatica.
Il cielo è vaporoso ma tutt'intorno è un'esplosione
di colori; dall'erba verdissima luccicante ai rododendri, agli
anemoni, alle margherite, alle genziane, ecc., è tutto
uno spettacolo che solo la natura sa regalare.
Arriviamo alla prima baitella all'incrocio col sentiero per Carisole-Foppolo,
piccola sosta per poi inoltrarci nel bel mezzo della Valle Sambuzza
che dopo una balza si apre su un pianoro e mostra a destra il
mastodontico Masoni e a sinistra il Chierico.
Attraversiamo tutto il pianoro (scorgiamo il discusso sentiero
antico che sale ai Masoni) e ci portiamo sul lato destro orografico,
superiamo anche la terza baitella (l'Arale) e man mano che ci
si alza meglio si vedono i laghetti Varobbio a metri 2282 e il
titolato della valle: il Sambuzza che sembra un enorme girino.
Qui il sentiero ha mantenuto le caratteristiche della mulattiera
costruita per eventuale necessità nel periodo della Grande
Guerra e con bei tornanti rasenti la parete rocciosa ci porta
alla testata della valle chiusa dal nostro Pizzo Zerna a metri
2572.
Sostiamo prima al bivacco Pedrinelli, ex struttura militare in
pietra, recuperata a rifugio con 8 posti letto, punto sosta strategico
e molto utile sia per chi si ferma sia per chi prosegue per la
vetta, posto qualche metro sotto il Passo Publino (anche con la
neve da qui il panorama è stupendo).
Il cielo si mantiene piuttosto vaporoso e a questo punto meglio
proseguire senza perdere troppo tempo e soprattutto senza perdere
concentrazione.
Ci apprestiamo a salire la lunga cresta invernale (obbligatoria
con la neve) ed al "Picco" sembra tutto sparito, anche
la Croce, ma
no è solo l'anticima, bisogna scendere
qualche metro e proseguire superando due saltini molto esposti
e l'ultimo tratto alquanto ripido, ma appena sulla vetta la gioia
è immensa
Purtroppo il panorama è un po' nascosto ma sappiamo d'essere
sullo spartiacque che divide l'alta Val Brembana dalla Valle del
Livrio, Valcerva, tributarie della Valtellina; seguendo il crinale
a ovest si va al gruppo Chierico, Corno Stella a est invece si
va al gruppo dei Masoni.
Ci fotografiamo attorno alla particolare Croce in ferro, opera
del gruppo escursionistico Alpini di Verdello (10.9.1994), osserviamo
a nord il Bernina, il Disgrazia ed a sud si stende tutta la bellissima
Val Sambuzza mentre anche noi siamo osservati da due silenziosi
e curiosissimi piccoli stambecchi.
Ora noi adesso scendiamo, non così facilmente come loro;
piano, piano superiamo i tratti più delicati e teniamo
il sentiero estivo (sotto la cresta).
Giusto pranzetto al bivacco e il cielo ancora non si schiarisce
per niente, decidiamo comunque di rispettare il programma e fare
il giro dei laghetti di Caldirolo, sentiero 209/a, bellissimi,
piccole perle incastonate alle pendici del Chierico e circondati
da residue macchie di neve e qui l'erba sembra ancora più
verde: sarà forse perché nel frattempo le nuvole
si sono addensate e scurite?
Riprendiamo il sentiero 209 alla baita Arale e arrivano le prime
gocce.
Dovevamo fare il giro dei laghi all'andata ma volevamo prima assicurarci
la "Vetta", comunque poco male, prendiamo un po' di
acqua ma già nei pressi del baitone Sforzatica cessa e
nel bosco non si capisce più se pioviggina o no.
Sbuchiamo sulla carrareccia principale Calvi-Longo che sembra
il "Sentierone" con tantissimi escursionisti che hanno
preso tutti la pioggia ma non importa niente a nessuno, per non
parlare delle navette.
Svanito l'incanto del silenzio, della pace, della mistica naturale
bellezza della valle Sambuzza che conserveremo negli occhi anche
se un po' mitigate oggi dal cielo vaporoso e plumbeo, chiudiamo
l'escursione con un ultimo saluto-foto alla rigogliosa cascata
della Val Sambuzza che scarica le sue acque nel sottostante corso
del Brembo.
Un buon caffè-birretta e lasciamo Carona ancora nuvolosa.
Bellissima escursione: dislivello circa 1400 metri, tempo impiegato
in totale circa 8 ore.
Alla prossima!