5 agosto: Monte Pradella m 2626
L'uscita
al Monte Pradella era in programma per il 29 luglio, ma le previsioni
meteo piuttosto incerte ne consigliavano il rimando ad un momento
più favorevole vista la lunghezza del percorso, la particolarità
della salita e la quota d'arrivo; momento favorevole arrivato sabato
5 agosto dopo giorni di alternanza di bello e brutto tempo.
Ore 6 partenza da Mozzo per Valgoglio in valle Seriana fino alla
frazione Bortolotti metri 1112 e dopo aver parcheggiato e messo
in bella vista il tagliando della sosta iniziamo il percorso su
sentiero numero 228-268 entrando quasi subito nel bel fresco e foltissimo
bosco facente parte della "Selva d'Agnone" per uscirne
una mezz'oretta dopo su ampi spazi erbosi.
Proseguiamo spediti sul versante sinistro che sale decisamente di
quota, costeggiando varie volte il tubo della condotta dell'acqua
che scende forzatamente alla Centrale di Aviasco, sempre nel comune
di Valgoglio e ci portiamo al pianoro della Casa dei Custodi delle
dighe dei vari laghi (metri 1870): la prima diga più vicina
è quella del Lago Sucotto.
La giornata si sta aprendo, piano piano le vaporose nebbie diradano
e la temperatura è piacevole.
Sosta ristoro e da qui tre escursionisti si dirigono alla Baita
Cernello e con calma fanno il bellissimo giro dei famosi laghi mentre
gli altri proseguono, salendo un altro forte sbalzo roccioso, sempre
seguendo il tubo della condotta che termina alla diga del magnifico
Lago Nero. Superiamo la Capanna Lago Nero a metri 1990, ancora una
piccola salita proprio sotto la diga e arriviamo al bivio decisivo
della nostra escursione.
Aggiriamo un costone sulla pavimentazione che copre il lungo canale
d'acqua e ci addentriamo in una valle, ampissima, che non ti aspetti
neanche di vedere e si apre tutto un altro mondo; cominciamo a scorgere
ancora molto, molto lontano il nostro ambitissimo "Monte Pradella"
che svetta a quota 2626 metri.
Dai, non lasciamoci prendere dall'ansia e come diceva un noto conduttore
in una trasmissione dedicata alla montagna: "Kalipè*,
passo lento e corto".
Proseguiamo tra salti di roccia, torrentelli, falsi piani e di nuovo
salite; ogni tanto una folata di vento sembra farci sentire il respiro
della Montagna che si confonde con il nostro affaticato dalla ripida
salita, ma proseguiamo godendoci il magnifico panorama.
Arriviamo alla base del tratto terminale della salita che ora si
sviluppa su di un percorso impegnativo e particolarmente ripido
e che richiede molta attenzione.
Dopo un traverso erboso molto esposto si arriva ad un intaglio dove
lasciamo i bastoncini e risaliamo con la dovuta concentrazione l'ultimo
tratto in arrampicata perché ripidissimo ed espostissimo,
ma anche molto appagante.
Un piccolo cavo d'acciaio messo solo qualche anno fa dai gestori
della baita Cernello del CAI Alzano aiuta e ci rassicura nei tratti
più impervi.
Il gruppo è ormai sulla cima e Gigi da buon capogita viene
incontro all'ultima che sta sbucando all'orizzonte e le dà
il benvenuto accompagnandola per mano negli ultimi metri fino alla
Croce: che onore! (anche se Maurizio teneva d'occhio l'andamento
del viaggio lasciando il controllo a Palmiro per l'ultimo tratto).
Bellissimo, una visuale strepitosa: l'imponente Salina proprio di
fronte, vediamo bene il laghetto Gelt o Gelato, una vera perla,
incastonato proprio sotto il pizzo Salina e forse per questo molto
spesso nella stagione fredda ghiacciato.
Fantastiche le visuali sul Cabianca, il Madonnino, l'Adamello, il
Gruppo delle Grigne, il Pizzo Becco, il Disgrazia, il Bernina, il
Rosa e tantissime altre cime insieme ad una quantità di laghi,
laghetti, pozze che a dispetto dello scorso anno particolarmente
siccitoso e quindi con una scarsità d'acqua spaventosa, oggi
da questa cima ci regalano uno spettacolo stupendo con colori e
riflessi intensi di blu, turchese, verde: una meraviglia che ci
incolla a questa cima dalla quale non si vorrebbe più scendere.
Dopo le obbligatorie foto di rito, dobbiamo però a malincuore
iniziare la discesa per niente banale, anzi richiede ancora più
attenzione della salita, quindi passo passo, piano piano, giù
giù fino alla base della "piramide sommitale" e
più giù sino alla Capanna Lago Nero per il pranzo
(anche se mezzogiorno è passato da un bel po'), dove ci aspettano
i "tre moschettieri" del giro dei laghi.
Da qui tutti insieme torniamo alle macchine felici e molto soddisfatti
della bellissima giornata trascorsa in compagnia.
Il percorso è lungo ma adatto alla stagione e comunque come
dice Arturo: ne valeva davvero la pena; non era mai successo che
nel mese di agosto si organizzassero escursioni, quindi bene abbiamo
fatto a non rinunciare e a spostarla ad oggi.
Tempo impiegato per la salita 4,15 ore (totale circa 8 ore)
Dislivello 1500 metri circa
Alla prossima!
* Kalipè è
un termine in uso nelle zone himalayane che viene rivolto a chi
si incammina verso le montagne. È un augurio il cui significato
è quello di poter "camminare sempre a passo corto
e lento ".
Chi va in montagna ha sempre di fronte a sé due scelte: la
prima è quella dell'atletismo, della fretta, della vetta
a tutti i costi, anche quando è al di là dei limiti
e la conosciamo fin troppo bene. La seconda invece è quella
di un passo lento durante il cammino e di uno sguardo attento a
tutto ciò che ci circonda, così da poterlo conoscere
e fare nostro nel profondo in modo duraturo.
Infatti, se camminare è un gesto che diviene familiare fin
da bambini, imparare a camminare sul sentiero è un traguardo
tutt'altro che facile o scontato. Riusciamo a raggiungerlo solo
se ci facciamo davvero umili e piccoli di fronte alle montagne,
al respiro, a quell'equilibrio sempre fragile da ricercare e mantenere.
Come dice Reinhold Messner, "in montagna bisogna regredire,
non c'è spazio per la fretta; bisogna tornare alla stasi
e poi muoversi. In montagna non c'è nulla da conquistare,
c'è solo da lasciarsi conquistare".
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