27 Aprile - Zuccone dei Campelli m 2161 - Canale dei Camosci - Zucco Orscellera m 1862 - Rifugio Lecco m 1779

Poco tempo fa si pensava di anticipare questa uscita perché la poca neve caduta in questo pazzo inverno si stava consumando velocemente, ma in questi ultimi 15 giorni c'è stato un ritorno della stagione invernale con nevicate importanti che hanno riempito per bene la nostra via di salita al 2161 metri dello Zuccone Campelli: il Canale dei Camosci.
Eccoci pronti quindi a partire per quest'avventura e alle sette del mattino siamo in una dozzina a partire da Mozzo per Ceresole di Valtorta in valle Brembana.
Lasciate le auto nel parcheggio dell'ampio comprensorio, ci incamminiamo sulla strada che porta al rifugio Lecco, ormai libera e pulita dalla neve fino ai piani di Bobbio, dove invece persiste ancora qualche macchia del bianco mantello.
Il panorama ora, si apre sulla conca innevata mostrando la severa sagoma dello Zuccone Campelli che da questa posizione sembra vicinissima, mentre ci vuole ancora una bella mezz'ora per arrivare ai piedi della parete dove al termine del ripidissimo scivolo di neve formato dai ghiaioni che fanno da zoccolo ai contrafforti rocciosi, prende il via lo stretto corridoio del "Canale dei Camosci": ci siamo!
Abbandoniamo in un angolo le ciaspole, portate per precauzione e su consiglio del rifugista del "Lecco" interpellato nei giorni scorsi, ma rivelatesi invece del tutto inutili, mentre assolutamente necessari sono invece casco, piccozza e ramponi . Ci prepariamo con cura ad affrontare questa salita in sicurezza che seppur non difficile è pur sempre un'escursione alpinistica come richiesto dal capogita nel corso della riunione pre-gita.
C'è già un certo fervore tra i vari alpinisti che sfruttano come noi questa giornata bella dopo diversi giorni di pioggia: si aspettava solo il momento favorevole per poter effettuare questo tipo di salita.
Quei due o tre puntini davanti a noi, partiti da poco, ma già piuttosto in alto, ci danno la misura esatta del pendio che ci aspetta.
Traversiamo la fine dell'anfiteatro e iniziamo a salire lo scivolo di neve, passo dopo passo, per una lunghezza di circa 200 metri con pendenza sui 45 gradi.
Ogni passo è una vera goduria e dopo una partenza grintosa ogni tanto ci fermiamo a respirare, anche perché dove il canale si restringe la neve è più mossa con gradini più profondi e irregolari.
Con pazienza e volontà raggiungiamo la fine del lungo scivolo, passando dall'ombroso e freddo canale al tiepido sole sulla divertente cresta, fino all'intaglio che ci separa dall'ultimo sperone di roccia dove si erge la Croce di vetta.
Sono solo alcuni metri, ma con i ramponi sulla roccia tutto è più problematico nonostante la catena che ovviamente ti da sicurezza.
La risalita sul costone che conduce alla Croce di vetta l'affrontiamo sempre con i ramponi ai piedi, con maggiore attenzione perché qui non c'è un filo di neve.
Siamo finalmente in vetta; la meritata stretta di mano, uno sguardo veloce al fantastico panorama, le foto di rito e subito torniamo verso l'uscita del canale per ridiscenderlo prima che il rialzo delle temperature lo rendano più rischioso del dovuto a causa di possibili scariche di sassi dalle pareti soprastanti; durante la salita già due sassi di dimensioni importanti precipitati da un colatoio appena sotto di noi hanno sfiorato due persone ad una ventina di metri di distanza.
Troviamo un certo affollamento all'inizio della discesa del canale; un attimo di attesa e giù con lo stesso entusiasmo della salita, ma con neve appena appena più molle.
Tutto perfetto e bene abbiamo fatto a scendere subito.
Bravo Gigi il nostro capogita, che superata la giusta tensione ora scherza dice: "Non vedo Anna, è rimasta su?"
Osserviamo con ammirazione la nostra vetta proprio a picco sopra di noi e come prima, mentre ci togliamo la "ferramenta" di dosso, scambiamo sguardi complici di compiacimento con gli altri escursionisti.
Al rifugio Lecco ci aspetta l'altro gruppo che ha salito la bella e divertente cima Orscellera (metri 1950), più tranquilla e altrettanto panoramica e che ha seguito per quanto possibile la nostra salita.
Assicuratisi del buon esito della nostra ascesa e visto l'orario, ora si sono accomodati a tavola e al nostro arrivo al rifugio non resta che augurare loro: "Buon appetito!"
Sono le 12,30 e la giornata è sempre soleggiata e si sta piacevolmente al sole; il rifugio è dotato di molte sedie-sdraio, il rifugista conosce bene i suoi frequentatori (un plauso).
Tanto bene si sta che quasi ci si addormenta cullati dai raggi di sole così tiepidi, ma … SVEGLIA!
Attenzione che nevica, arrivano briciole di neve fresca, bagnata e chissà da dove viene.
Qualche spiritoso ha un sacchetto di plastica pieno di neve che intende lanciare sugli amici troppo rilassati, così per movimentare la situazione.
Non sognate, è tutto vero: il panorama, la conversazione, la condivisione, l'amicizia.
Si riparte dopo le 14 e tranquillamente, anzi non troppo, perché invece di prendere la strada pulita si è preso il sentiero ancora coperto di neve molle, molto molle, ma per fortuna per poco e poi si rientra sulla strada fino alle macchine dove ci si saluta molto cordialmente.

Tempo: meno di tre ore per la salita allo Zuccone così come per l'Orscellera.
Dislivello: circa 800 metri allo Zuccone Campelli e circa 550 metri all'Orscellera.

Alla prossima!

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