29-30 Giugno - Rifugio Garibaldi m 2550 - Cima Venerocolo m 3323

Nella catena del mitico Adamello il monte Venerocolo è semplicemente meraviglioso e spettacolare.
Abbiamo trovato due giornate caldissime nel picco della settimana più torrida di questo inizio estivo, ma siamo determinati a salire la nostra cima.
Volevamo sfruttare la giornata di sabato arrivando al rifugio Garibaldi attraverso la bocchetta del Pantano allungando un po' di più l'escursione ma, che strano, c'è molta neve insicura ancora presente dopo le abbondanti nevicate di maggio ed il rifugista ci ha sconsigliato di passare.
Quindi arrivati alla Malga Caldea verso le 9,30 iniziamo a salire su strada asfaltata che serve le strutture Enel e le dighe, a volte con curve a 90° (quasi) e pendenze "mostruose" fino alla prima balza dove c'attende un bel pianoro con fontanella e fermata dei pulmini navetta.
Contorniamo il laghetto dell'Avio poi il sentiero si inoltra nel bosco e ci nasconde sul fianco il lago d'Avio ed il collegato lago Benedetto fino alla testata dove scendono due cascate e altre cascatelle che alimentano appunto i laghi che ora si mostrano nella loro bellezza.
Si continua a salire e poi un altro pianoro, acqua in ogni angolo che sembra rinfrescare un po'.
Attraversiamo su ponticello il torrente in corsa; siamo al centro della valle e proprio diritto sopra di noi la diga del Venerocolo, ma il sentiero piega a sinistra e si sposta molto in là e in quà e ancora molto in là tra piastroni, sole, caldo, gradoni e ancora caldo, ma accompagnati da una stupenda fioritura di rododendri.
Però il rifugio è ancora lontano e il "CALVARIO", nome che gli Alpini durante la Grande Guerra hanno dato a questo sentiero quando l'hanno costruito, non finisce mai.
Arrivati finalmente al rifugio verso le 13,30 ci rilassiamo, un giretto attorno al laghetto, una birra ed in attesa della cena anche un riposino.
C'è molta e vivace attesa nei discorsi dei presenti, si è felici anche per essere arrivati solo fin qui e Bepi lo esprime offrendo una bottiglia di ottimo vino.
Si osserva la cima della parete nord dell'Adamello ancora illuminata dal sole e riflessa nel lago ed è tutto una magia.
L'accordo per domenica mattina è: colazione alle 6 e partenza alle 6,30 dopo gli altri gruppi, ma attorno alle 5 siamo già nel dormiveglia e Bepi accende la luce dando la sveglia a tutti: "Andiamo!"
Eccoci quindi in cammino alle 6,10 sul sentiero che passa alle spalle del Garibaldi e sale fra pietroni e dopo un quarto d'ora cominciamo a pestare la neve.
Avanziamo sempre su tracce e quando la pendenza aumenta e la neve diventa leggermente più dura mettiamo i ramponi.
Si sbuca al Passo del Venerocolo: bianchissimo, brillantissimo si presenta meravigliosamente alla nostra vista il ghiacciaio del Pisgana.
Siamo a 3136 metri ed ora proseguiamo sullo spallone per circa 200 metri su misto rocce e neve, una bella crestina aerea e di nuovo rocce fino alla cima del nostro Venerocolo a 3323 metri dove ci sono ancora dei resti della Grande Guerra.
Possibile che sulla vetta non ci sia un piccolo segno, una Croce?
Guardando bene si scorge un paletto-assicella molto consumato (probabilmente uno dei resti delle baracche costruite dagli Alpini) infilato tra i massi e a terra un'altra assicella più corta che provvediamo subito ad infilare nel filo di ferro per formare-ripristinare una Croce che sicuramente è sempre stata presente.
Osserviamo il favoloso panorama che ci circonda: il Pian di Neve sotto il maestoso Adamello, l'intera vallata con il suo lago, (dove è il rifugio?) e tutte le suggestive ed incomparabili vette che rapiscono il nostro sguardo.
Sono circa le 9 e stiamo già scendendo con molta attenzione perché non è facile camminare su pietroni con i ramponi indossati, ma una volta superati i punti critici, la discesa diventa più facile, veloce e divertente, ma con la neve più molle capita anche di sprofondare nei buchi.
Dopo una sosta al rifugio decidiamo di scendere più sotto per uno spuntino.
Scendi scendi, una battuta sulla bella escursione; scendi scendi, una bevuta; scendi, scendi e scendi, finalmente alle 14 circa siamo alle macchine e qui finisce l'avventura.
Abbiamo sofferto un po' di caldo è vero, ma proprio questo sole e questo cielo così luminosi ci hanno permesso di vedere il panorama fino "oltre l'orizzonte" e ci hanno regalato una due giorni veramente strepitosa indimenticabile in tutti i sensi: le bellezze di queste montagne ci fanno amare sempre più la natura e la vita.
A tutto ciò ha contribuito ovviamente anche la bella compagnia, il meteo e l'ottima accoglienza al rifugio.

Alla prossima!

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