6 Aprile - Nevaio del Las m 1050

Inizialmente in programma per il 30 marzo e riprogrammata ad oggi 6 aprile, l'uscita al nevaio del Las rischia di "saltare" perchè nonostante le previsioni meteo assicurino "precipitazioni assenti" durante il viaggio… piove.
Già convinti di arrivare solo ad Ardesio per un caffè e tornare a casa, fortunatamente la nostra tenacia viene premiata e dopo un pò la pioggia si arrende e se ne va.
Partiamo dalla centrale elettrica per Cerete-Cacciamali passando davanti alla chiesina degli Alpini, estremamente spoglia, ma ben curata con il suo piccolo campanile a ridosso della parete.
Un tratto di sentiero ripido e sassoso ci porta in una mezz'oretta con circa 200 metri di dislivello, su un ampio spazio verdissimo, adatto ai pic-nic con tanto di griglia e fontana di acqua fresca che invita a sostare.
Siamo paralleli alla provinciale per Valbondione e sotto, molto in basso alla nostra destra, il ridente centro di Ardesio.
Proseguiamo per un altro tratto ancora ripido e sassoso fino ad incrociare la silvo-pastorale che serve le baite sparse sul percorso.
Siamo entrati nell'ampia e spaziosa Val Canale lungo il suo lato orografico destro e bene in vista sull'altro lato ci sono le frazioni Marinoni, Albareti, ecc. e la strada che conduce a Valcanale.
Piange veramente il cuore vedere le tante piante ancora spianate sui fianchi della montagna, abbattute dal forte vento di ottobre che ha danneggiato i nostri territori (e non solo); bisogna però dire che i valligiani si sono dati molto da fare liberando tutti i passaggi, sentieri e carrarecce.
La sterrata continua con andamento quasi pianeggiante superando diversi ruscelletti che sfociano nel torrente Acqualina sul fondo valle.
Prendiamo una scorciatoia che in breve ci porta all'incrocio delle prese d'acqua, già nella Val del Las, che da il nome al nevaio del Monte Secco, "Gias" in bergamasco.
Siamo a 700-800 metri di quota e troviamo venti, trenta centimetri di neve che non ci aspettavamo; quasi all'improvviso sbuchiamo dal bosco in un ampio anfiteatro dove il panorama ci toglie il fiato per la sua affascinante e austera bellezza resa ancor più efficace oggi per effetto della spruzzatina bianca di neve che disegna i contorni dell'ambiente.
Dal fianco sinistro è già scesa la slavina che la poca neve di questi giorni ha accentuato e che scavalchiamo un pò goffamente; continuando a fare tracce arriviamo al cospetto della maestosa parete del Monte Secco (mt 2267) alta 1000 metri alla cui base si accumula per caduta le neve che forma il nevaio.
Le ripide pareti rocciose del versante nord con le valanghe invernali e l'ombreggiatura perenne, permettono la formazione di quello che è il più basso nevaio delle Alpi a 1000/1100 metri: unico!!
Si tratta di una massa nevosa che ha raggiunto anche i 100 metri di lunghezza, ma che non sempre c'è.
E' un nevaio effimero c'è e non c'è, dipende ovviamente dall'intensità delle nevicate, dalle temperature e quindi dalla quantità di neve che rimane nella conca.
E' una fortuna per noi poterlo risalire quasi del tutto e renderci conto realmente della sua particolarità che ci regala una gioia fanciullesca.
Una voce però ci richiama alla prudenza: "Torniamo giù!"
Tutti in fila ripercorriamo le tracce di prima; le condizioni attuali non creano particolari pericoli, ma il poco aumento di temperatura ogni tanto fa scendere in lontananza scie di polvere nevosa e piccole slavine che sembrano cascate d'acqua, spettacolari, ma che ci ricordano di essere in un ambiente severo dove la prudenza non va dimenticata o sovrastata dall'entusiasmo.
Rinunciamo all'anello di Cacciamali che in queste condizioni non è raccomandabile e decidiamo di proseguire per Valcanale il cui sentiero serpeggia tra prati ricchi di acque, fino alla vecchia falegnameria-mulino (che ha funzionato e servito la valle per tantissimo tempo) costruita qui appunto per sfruttare la forza dell'acqua.
Siamo alla famosa "Rasga del Tonola" dove pranziamo e visto che le nuvole non sono ancora particolarmente imbronciate, zitti zitti torniamo alle macchine per lo stesso sentiero dell'andata.
Alle 15 ci godiamo un buon caffè offerto dal neonato e benvenuto Carlo: per essere chiari è il neo nonno che a nome del nipotino offre questo meritato ristoro.
Siamo partiti alle 7 da Mozzo e torniamo alle 16,30.
Il dislivello di oggi, tra i vari sali/scendi è di circa 800 metri, ma questa escursione ci ha sorpreso un pò tutti e ci ha fatto scoprire un angolo straordinario delle nostre Orobie, con zone deliziose insieme ad altre particolarmente suggestive e imponenti che non tutti conoscono, tranne i locali naturalmente grazie al lavoro delle generazioni precedenti quando si saliva al nevaio per raccogliere il ghiaccio e venderlo visto che i frigoriferi ancora non esistevano.
Anche se una signora di "buona età", simpatica e particolarmente loquace questa mattina ci ha detto che siamo pazzi a salire fin lassù, varrebbe comunque la pena ripetere l'escursione tra qualche mese, solo per vedere se la neve che abbiamo pestato oggi avrà resistito o meno all'avanzare della bella stagione: è sicuramente una bella curiosità da soddisfare, magari con la speranza di una bella giornata di sole.

Alla prossima!

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