28 Settembre
Monte Masoni m 2663
Siamo
ormai quasi a Ottobre quando nei paesi molti sono impegnati a
promuovere le classiche feste e manifestazioni di tutti i tipi
e anche tra noi c'è chi è impegnato in convegni,
nei cori o con le sfilate degli Alpini e non può partecipare
al bel programma del GEM di oggi, il monte Masoni, metri 2663,
o monte Sasso in alta val Brembana (Val Sasso), la massima elevazione
della cresta che parte dal Passo Venina e segna il confine con
la Valtellina.
Partiamo da Mozzo alle sei per Carona e acquistando il biglietto
"gratta e sosta" è obbligo gustare un buon caffè:
a proposito di feste autunnali, oggi Carona riceve il nuovo Parroco.
Ci avviamo sulla strada forestale diretti al rifugio Longo, osserviamo
con interesse i lavori in corso per la centralina elettrica ai
Pagliari e le opere di presa alla cascata di Sambuzza e poco prima,
a circa 1900 metri deviamo per il passo Venina dove il sentiero
ora sale decisamente fino alla baita Masoni (2093 metri).
Il meteo prevede variabilità anche se pioveva in basso
tra Zogno e Branzi, quindi procediamo fiduciosi tra nebbie veloci
e schiarite.
Dopo lunghe "zig-zagate" passiamo sotto divertenti pareti
rocciose, superiamo delle balze e di nuovo "zig-zagate"
fino al crinale che separa le due valli (Brembana e Valtellina).
A circa 2400 metri abbandoniamo il sentiero ufficiale del Passo
Venina e continuiamo su bella traccia sotto la cima Venina e su
bei crinali osservati da un curioso branco di stambecchi.
Le varie schiarite ci offrono un panorama splendido, sul lato
valtellinese i bellissimi laghi Venina e Publino adagiati sul
fondo delle lunghissime omonime valli e sul versante brembano
le belle cime dell'Aga, Cabianca eccetera.
In giro ci siamo solo noi da queste parti, ma in prossimità
della cima avvistiamo un tipo col cagnolino che addirittura ci
chiama per nome. Ma guarda un po' che sorpresa: è Franco.
Ci ha preceduto salendo dalla val Sambuzza (più ripido
ma più veloce e più corta), ma più sorprendente
è la sua cagnolina Luna che in un attimo di distrazione
per le foto, ha rubato e azzannato il panino di Arturo che aveva
una fame da lupo lasciandoci a bocca aperta: che simpatico!
Dopo le foto di vetta, accanto alla croce in metallo installata
appena nell'agosto del 2017, prima c'erano due paletti di legno,
diamo un'occhiata anche alla sottostante valle Sambuzza e laghetto
nonché al Pizzo Zerna e, siccome adesso le nebbie sono
piuttosto fredde, scendiamo insieme a Franco e rifacciamo il percorso
dell'andata fino alla deviazione per rifugio Longo con un panoramico
percorso a mezzacosta (molto alto sul rifugio) che sfrutta in
parte il canale di gronda della diga del Diavolo.
Arriviamo al rifugio Longo alle 13,30 circa dove pazientemente
ci aspettava Renato che non essendo allenato ha evitato la cima,
ma si è goduto il silenzio e la tranquillità dei
paraggi.
Dopo una bella sosta pranzo, con calma chiacchierando del più,
del meno, delle profonde elevazioni dell'animo e dello spirito
e della montagna, torniamo alle macchine chiudendo una bellissima
escursione (molto adatta con questo clima).
Alle 17,30 siamo a Mozzo quasi come da programma, in quanto a
Branzi siamo stati fermati per il passaggio di una mandria di
mucche bardate di festosi campanacci, sicuramente si preparavano
anche loro per qualche manifestazione locale.
Dislivello: almeno 1525 metri
Tempo di salita: 4 ore abbondanti.
Alla prossima!
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